martedì 30 marzo 2010

Solo in Italia? No... il senso di colpa è alla base della cultura ovunque

Tratto da Gioia, marzo 2010:
Contesto: un professore universitario giordano è alla ricerca della sposa ideale. In sette giorni incontra e passa al vaglio quindici candidate. Gli incontri vengono combinati dalle famiglie: la ragazza sta con gli occhi bassi perché è circondata da uomini che parlano tra loro e fanno finta di non vederla anche se sono lì proprio per lei, lei che si offre alla loro perizia, al loro occhio, per decidere in fretta, basta una frazione d'attimo, se è ok o no, se va bene o no a indossare come un guanto un destino: quello di moglie.
"Non sceglierei mai un marito da sola. Se qualcosa andasse storto, sarei io l'unica responsabile" - così afferma la ragazza, una giovane donna giordana.
Da questo sussurro si scorge l'abbozzo di un'idea grossolana: che possa essere, che debba essere, sempre colpa nostra.

Un proverbio giapponese

Un proverbio giapponese dice: "Se tira vento i fabbricanti di tini in legno diventano ricchi". Spiegazione: il vento solleva la polvere, la polvere acceca, i ciechi per guadagnarsi da vivere suonano strumenti a corda, le corde sono fatte di budella di gatto, quanti più gatti vengono ammazzati tanti più topi scorrazzano per la città, i topi fanno i buchi nei tini in legno, più tini di legno devono essere rifatti più i loro fabbricanti diventano ricchi" (In Asia, Tiziano Terzani, Tea).

giovedì 25 marzo 2010

Stralci per altri testi... comunque etici

Stralci da Etica per un figlio di Fernando Savater
1) Non è semplice dire quando un essere umano è buono e quando non lo è. Perché gli esseri umani non sappiamo a cosa servono.
2) Gargantua decide di fondare un ordine più o meno religioso e di installarlo in un'abbazia sulla cui porta c'è scritto un'unico precetto: "Fa' quello che vuoi". Giacchè gli uomini liberi, ben nati e bene educati, avvezzi alle oneste compagnie, hanno di lor natura un istinto, uno stimolo che sempre li spinge ad azioni virtuose e li tiene lontani dal vizio
3) Non chiedere a nessuno come devi gestire la tua vita: chiedilo a te stesso (...). Sul modo di usare la tua libertà interroga la libertà stessa.
4) Una cosa è che tu faccia "quello che vuoi", un'altra ben diversa, che tu faccia "la prima cosa che ti viene in mente"
5) Jean Paul Sartre affermava: "Siamo condannati a essere liberi"
6) L'etica non è altro che il tentativo razionale di indagare su come vivere meglio
7) Un bellissimo film: "Quarto potere" di Orson Welles. Una morale: siccome non siamo soltanto delle cose, abbiamo bisogno di "cose" che le cose non hanno
8) La prima condizione imprescindibile dell'etica è la determinazione a non vivere come capita. Capire perché certi comportamenti convengono e altri no, capire che cos'è la vita e che cosa può renderla "buona" per noi esseri umani. E, prima di tutto, non accontentarsi di essere considerato buono, di fare bella figura di fronte agli altri, di prendere la sufficienza... (...) nessuno può esser libero al posto tuo!
9) L'unico dovere che abbiamo nella vita: Quello di non essere imbecilli. Viene dal latino baculus, che significa "bastone", e l'imbecille è chi ha bisogno del bastone per camminare. (...) L'imbecille è uno che non zoppica nei piedi, ma nell'animo: è il suo spirito che è debole e zoppetto. Esistono vari tipi di imbecilli: a) quello che crede di non volere nulla; b) quello che crede di volere tutto; c) quello che non sa cosa vuole e non si preoccupa di scoprirlo; d) quello che sa cosa vuole ma è senza energia, debole e pauroso; quello che vuole con forza ma è aggressivo ma si sbaglia nel giudicare la realtà
10) in che cosa consiste la coscienza che ci guarisce dall'imbecillità morale: a) essere consapevoli che non è vero che una cosa vale l'altra; b) essere disposti a stabilire se quello che facciamo è veramente ciò che vogliamo; c) sviluppare con la pratica il buon gusto morale, in modo che certe cose finiscano per provocarci una repulsione spontanea; d) rinunciare a cercare alibi che nascondano il fatto che siamo liberi e dunque responsabili delle conseguenze dei nostri atti
11) Riccardo III di Shakespeare: invece di compensare in qualche moda la sua deformità (è gobbo e zoppo) Glouchester si deforma anche internamente. Se Glouchester avesse veramente amato se stesso avrebbe cercato di manifestare all'esterno, per mezzo del suo comportamento, pulizie e rettitudine interiori, il suo vero io. I suoi crimini lo trasformano ai suoi stessi occhi in un mostro la cui deformità morale è più ripugnante di quella fisica. Della sua gobba morale è responsabile lui stesso, mentre la gobba fisica era uno scherzo della natura.
12) In che cosa consiste trattare le persone come persone, ossia umanamente? Consiste nel tentare di metterti al loro posto; tentare di comprenderlo dal di dentro, di adottare per un momento il suo punto di vista.
13) Michel de Montaigne affermava: "Bisogna tenerli stretti con le unghie e con i denti i piaceri della vita, perché gli anni ce li sfilano dalle mani uno dopo l'altro". La felicità: è un sì alla vita che ci scaturisce spontaneo da dentro, a volte quando meno ce lo aspettiamo. un "sì" a quello che siamo, a quello che sentiamo di essere. Chi è contento ha già avuto il premio più grande e non sente la mancanza di nulla.

martedì 9 marzo 2010

I saggi consigli degli Indiani d'America

Ho scoperto sul web una serie di libri con i consigli di vita degli indiani di America. Una serie di pillole di saggezza, tipo eredità spirituale, che sono ansiosissima di leggere.
Innanzitutto, devo procurameli e nel giro di qualche giorno mi butterò su questa nuova lettura.
Chissà se mi regalerà le notti serene senza i cosiddetti "microrisvegli".
Beh, chiamarli "microrisvegli" non è esattamente appropriato visto che a volte durano delle mezzore: succede un qualsiasi fatto, anche minimo, che mi disturba nel sonno (un movimento di chi sta nel letto con me, un capello che si appoggia sulla fronte e mi solletica, una vocina dall'altra stanza, un miagolio in giardino) ed è finita...
Posso anche alzarmi e a volte lo faccio perché stare lì a rigirarsi è assolutamente inutile.
I pensieri cominciano ad affollare la mente e sono sveglia.
E' sempre stato così, fin da quando ero ragazzina: ho il sonno leggero e mi sveglio immediatamente quando apro gli occhi (qualsiasi ora sia e per quanto abbia dormito poco).
I pensieri più vari cominciano a far muovere i miei neuroni e mi sensibilizzo a qualsiasi romure. Se tengo gli occhi chiusi pè anche peggio perché si acutizza l'udito.
L'unica soluzione è quella di riuscire a "silenziare" i pensieri e allora il sonno potrebbe avere la meglio.
Forse gli Indiani d'America mi insegneranno qualche trucco efficace.